Gull-Þóris saga
(“Saga di Þórir-oro”), detta anche Þorskfirðinga saga (“Saga degli abitanti del Þorskafjǫrðr”) è una islandingasaga del xiv sec., basata su un’edizione del xiii sec. andata perduta, menzionata da Sturla Þórðarson nella sua versione della Landnámabók (il “Libro dell’insediamento [in Islanda]”). La saga, conservata solo parzialmente (i capitoli 11 e 12 mancano in tutti i manoscritti), riguarda inizialmente i colonizzatori del Þorskafjǫrðr (Islanda occidentale), nove figli dei quali, su iniziativa di Þórir, stringono il legame di fratellanza di sangue [Il norreno fóstbróðir indica l’instaurazione di un legame fraterno tra non consanguinei, la cui solidarietà è sancita da un particolare rituale] e partono per un avventuroso viaggio verso la Norvegia. Qui aprono un tumulo sepolcrale per cercare tesori nascosti, ma il suo abitante, un troll di nome Agnarr, o propriamente uno zio di Þórir, li distoglie dal loro intento e consegna loro doni magici. Grazie a essi e al coraggio di Þórir, conquistano un tesoro custodito da un drago in Norvegia settentrionale; Þórir lo porta con sé in Islanda servendosi di ceste. A causa della sua avidità rimane coinvolto in una serie di faide che costituiscono il climax della vicenda. La prima parte della saga è più affine alle più recenti fornaldarsǫgur d’impronta fiabesca anziché alle islandingasǫgur e anche la seconda parte consta di lotte abbastanza stereotipate e senza motivazione psicologica. Le avventure di Gull-Þórir vengono brevemente menzionate nella Hálfdanar saga Eysteinssonar (“Saga di Hálfdan figlio di Eysteinn”).
Gríms saga loðinkinna
(“Saga di Grímr guancia-irsuta”), breve fornaldarsaga risalente al xiv sec., che consiste essenzialmente nella ricerca, da parte di Grímr, figlio dell’eroe della Ketils saga hængs (“Saga di Ketill salmone”), della moglie Lopthæna che gli era stata rapita. In verità la donna era stata tramutata dalla matrigna in una donna-troll che Grímr riuscirà a salvare. La saga si conclude con una dettagliata genealogia dei discendenti di Grímr, accennando anche al figlio di quest’ultimo, Ǫrvar-Oddr (“Oddr l’arciere”), eroe dell’omonima saga.
Áns saga bogsveigis
(“Saga di Ánn
il curvatore di archi”)
è una fornaldasaga risalente al xv secolo relativa a un norvegese
originario di Hrafnista, il quale entra in combutta con il re Ingjaldr e
pertanto viene bandito; infine riesce tuttavia a vendicarsi e a trascorrere in
pace la vecchiaia. La saga presenta solo alcuni tratti tipici delle fornaldarsǫgur
e per la vicenda realistica potrebbe essere annoverata piuttosto tra le íslandingasǫgur
se non fosse per l’ambientazione e dalla successione temporale degli
accadimenti. Una versione più datata di questo materiale è già presente dei
Gesta Danorum (VI, 4) in merito ad Ano sagittarius. La popolarità della saga
che contiene componimenti recenti, taluni anche di scherno e di contenuto
amoroso, traspare non solo dall’elevato numero di manoscritti in cui è tràdita,
ma anche dalle Áns rímur bogsveigis sorte in
un secondo momento e basate su una versione più ampia della saga andata perduta; la redazione di
questa rielaborazione in versi risalirebbe alla prima metà del xvi secolo e
sarebbe ascritta al poeta islandese Sigurður blindur (“il cieco”, ca.
1470-1545).
Bandamanna saga
(“Saga dei
confederati”). Una delle più brevi e migliori fornaldarsǫgur che, come
dice il titolo, ha per protagonisti otto avidi goðar che si alleno per
incrementare ancor di più le loro ricchezze impiegando mezzi sospetti. Oddr
Ófeigsson, l’eroe della saga, ha commesso un errore formale in un processo
contro un assassino e suo padre Ófeig riesce a porvi rimedio soltanto
ricorrendo alla corruzione, in modo che l’omicida venga condannato. In seguito
gli otto goðar si confederano e accusano Oddr di corruzione, allo scopo
di farlo bandire e di impossessarsi del suo patrimonio. Tuttavia Ófeigr ne
corrompe due e gli altri nel processo devono corrispondere solamente una cifra
ridicola e diventano lo zimbello di tutti. Il tono ironico e umoristico della
saga sembra essere stato influenzato dai fabliau europei anziché dai
carmi eddici di contenuto mitologico come la Lokasenna; è tràdita in due
versioni originatesi da un unico originale andato perduto, probabilmente
composto attorno alla metà del xiii secolo. Oddr Ófeigsson è il protagonista
anche dell’Odds þáttr Ófeigssonar (il “Racconto di Oddr Ófeigsson”) e figura
anche nello Hemings þáttr (il “Racconto di Hemingr”).
Háldanar saga Eysteinssonar
Hálfdanar saga Eysteinssonar (“Saga di Hálfdan
figlio di Eysteinn”). Fornaldarsaga risalente agli inizi del xiv secolo
e una delle migliori narrazioni rientranti nel novero delle saghe vichinghe dai
tratti fiabeschi. L’autore conosceva e ha impiegato opere storiche come la Landnámabók
(“Libro dell’insediamento [in Islanda]”), come pure la Ynglinga saga (“Saga
degli Ynglingar”) e altre fornaldarsǫgur, come la Ragnars saga
loðbrókar (“Saga di Ragnarr brache-villose”) e la Vǫlsunga saga (“Saga
dei Vǫlsungar”), ma sussitono anche stretti contatti tra la presente saga e la Egils
saga einhenda (“Saga di Egill il monco”). La trama consiste essenzialmente
nel racconto di una richiesta di matrimonio con numerose avventure bellicose.
La vicenda si protrae e si complica perché la principessa Ingigerðr corteggiata
dall’eroe nel momento cruciale si scambia con la sua cameriera, così che il
malvagio vichingo Úlfkell sposa la falsa principessa e Hálfdan infine si
congiunge con quella vera. Nonostante i motivi stereotipici la saga è
strutturata con momenti di suspence e risulta di piacevole lettura.
Hálfs
saga ok Hálfsrekka
(“Saga di re
Hálfr e dei suoi campioni”). Fornaldarsaga sorta nel
tardo xiii secolo e conservata in circa quaranta testimoni. Era in qualche
forma già nota a Sturla Þórðarson (1214-1284), il quale ripropone un episodio
nella sua versione della Landnámabók. La saga, dalla trama assai
disconnessa, si svolge in Norvegia e attinge soprattutto alle saghe eroiche
citando anche antichi canti eroici. L’antica datazione della vicenda è
dimostrata dal fatto che la kenning per designare il fuoco, Hálfs
bani (“uccisore
di Hálfr”), è impiegata nell’Ynglingatal composto nel x secolo. Il
filone principale della storia narra di re Hálfr che, con i suoi eroi, dopo
diciotto anni di spedizioni vichinghe ritorna nel suo regno e, nonostante un
sogno premonitore, viene ingannato da re Ásmundr e bruciato nella sua sala. Gli
unici due superstiti della susseguente strage compongono canti sull’accaduto.
La saga termina con la partenza del nipote di re Hálfr per
l’Islanda.
Harðar saga ok Hólmverja
(“Saga di Hǫrðr
e dei difensori dell’isola”). Fornaldarsaga del xiv secolo relativa alla
vicenda astorica di Hǫrðr Grímkelsson, orfano di madre e cresciuto senza
l’amore del padre. All’età di quindici anni lascia l’Islanda assieme ai malvagi
fratelli di sangue Geir e Helgi e trascorre quindici anni all’estero. Acquista
fama di eroe e sposa la figlia di uno jarl del Götaland. Ritornato in
Islanda, le sue sorti peggiorano: il fratello di sangue Helgi uccide un ragazzo
innocente e Hǫrðr, temendo ripercussioni, ne ammazza anche il padre, così i due
vengono proscritti. Tuttavia non lasciano l’Islanda, ma radunano attorno a sé
una schiera di delinquenti e stabiliscono la propria base su un isolotto
affacciato alla costa, da dove intraprendono razzie (e da qui deriva il titolo
della saga). Infine si attirano lo sdegno di tutti i contadini dei dintorni,
compresi i congiunti di Hǫrðr. La masnada viene attirata fuori dalla base e
tutti i componenti vengono uccisi.
Al termine della
saga si trova un rimando a Styrmir inn fróði (“il saggio”), quale
informatore sugli accadimenti della vita di Hǫrðr. Si è pertanto supposto che
Styrmir sia l’autore di questa saga e che coincida con la Harðar saga
Grímkelssonar (“Saga di Hǫrðr figlio di Grímkell”), menzionata da Sturla
Þórðarson nella sua edizione della Landnámabók; di questa versione
risalente al xiii secolo è conservato un singolo foglio.
Hávarðar
saga Ísfirðings
(“Saga
di Hávarðr di Ísafjǫrd”). Saga degli islandesi ben composta ma prevalentemente
frutto d’invenzione, relativa a un padre che si vendica dell’assassinio del
figlio. L’azione si svolge nel x secolo in Islanda occidentale e ricorda il
materiale della Hrafnkels saga Freysgoða (“Saga di Hrafnkell goði del dio Freyr”): un ricco capo (Þorbjǫrn) fa
pressione sui suoi vicini; uno di questi, Hávarðr, ha un figlio di nome Óláfr
che lavora come pastore e viene ammazzato da Þorbjǫrn. Il vecchio Hávarðr ha un
crollo, ma, spronato dalla consorte, con l’aiuto di amici e congiunti, riesce a
vendicarsi su Þorbjǫrn e i suoi.
Questa
saga sarebbe stata composta attorno al 1330, ma si basa su una più antica
versione andata perduta, che Sturla Þórðarson impiegò nella sua Landnámabók
e che intitolò Þorbjarnar saga ok Hávarðar (“Saga di Þorbjǫrn e Hávarðr”). Nella saga sono tràdite
anche quattordici lausavísur del protagonista, tra cui due alludono
chiaramente al Sonatorrek di Egill Skallagrímsson e una alla strofa di
un componimento dello jarl Rǫgnvald; in parte queste strofe sono
conservate in pessimo stato, tanto che si pensa siano originali e vadano datate
all’xi secolo.
(“Saga della battaglia nella brughiera”). Nota
anche come Víga-Styrs saga dal nome dell’eroe della prima parte, è
generalmente ritenuta la più antica saga degli islandesi. Fu presumibilmente
composta attorno al 1200, forse a Þingeyrar, in prossimità del luogo di
residenza dei principali protagonisti dalla saga. Le vicende si svolgono nel
primo quarto dell’xi sec.
Rispetto alle altre íslendingasǫgur,
la Heiðarvíga
saga è redatta in una prosa peggiore ed è stilisticamente più semplice. La
vicenda si riparte in due sezioni tra loro non saldamente connesse: la prima
tratta del violento Víga-Styrr che infine cade vittima di un giovane
vendicatore, il quale viene portato in salvo da alcuni goðar a
Borgarfjord. Il genero di Víga-Styrr, il goði Snorri, guida una
spedizione punitiva e uccide uno di questi goðar; su questa parte della
saga si basa la Eyrbyggja saga (“Saga
degli uomini di Eyr”) che adduce espressamente la Heiðarvíga saga come fonte. La
seconda parte tratta prevalentemente delle faide scaturite dalla vendetta, le
quali volgono a termine nella famosa battaglia nella brughiera di Tvídægra.
I
primi quindici capitoli del manoscritto pergamenaceo perirono in un incendio
nel 1728 e ci sono noti unicamente da una sintesi datata 1730; i restanti
ventotto capitoli sono conservati nel manoscritto originale risalente alla metà
del xiii sec.
Gǫngu-Hrólfs saga
“Saga
di Hrólfr-appiedato”. Corposa fornaldarsaga composta agli inizi del xiv
sec. e che presenta tutti gli elementi delle recenti opere rientranti in questo
genere: una trama avventurosa, in parte fantastica, ambientazione sempre
diversa che coinvolge tutta l’Europa e un eroe quasi sovrumano. Hrólfr, troppo
grande per poter cavalcare – da qui il suo appellativo -, viene identificato
con il personaggio storico di Rollone, il quale conquistò la Normandia e nel
911 ne divenne il primo principe. Non si ha tuttavia alcun riguardo ai fatti
storici e la trama non ha nulla a che vedere con la storia di Rollone.
Dopo una
concisa introduzione, si narra di Hrólfr che promette allo jarl Þorgnýr dello
Jutland di riuscire a procurargli la mano della figlia di re Hreggvid di
Russia. La maggior parte della saga è pertanto dedicata all’avventuroso viaggio
di Hrólfr per ottenere la fanciulla desiderata dallo jarl (capp. 12-27). La
principessa, dopo aver sottoposto Hrólfr a una serie di prove, viene condotta
dallo jarl, ma l’eroe deve nuovamente mettersi per via, al fine di vendicare il
padre; riesce nel suo intento dopo una battaglia di tre giorni la cui descrizione
rientra tra i più lunghi e fantasiosi resoconti di guerra contenuti nelle saghe
(capp. 30-33). L’ultima parte della saga narra del viaggio di Hrólfr per
conquistare l’Inghilterra; la descrizione del paese e della Danimarca è
arricchita con dati geografici tratti dalla Knýtlinga saga.
Sebbene
da un punto di vista odierno la saga vada incasellata nella letteratura d’intrattenimento,
il piacere dell’autore nel presentare l’argomento, la trama varia e carica di
suspence e i personaggi sapientemente scelti, concorrono a creare un’opera
davvero piacevole.
(di
Elisa Zanchetta)
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