Lettura affascinante, questo Non è un vento amico. Apparentemente, un mystery storico: siamo in Russia, più precisamente sul confine prussiano, a metà dell’Ottocento, e il protagonista, un giovane ufficiale zarista, viene chiamato a ricoprire un ruolo consolare e allo stesso tempo a risolvere il mistero della crudelissima morte del suo predecessore, colpito dalla mano dell’Angelo dell’Abisso. Ciò premesso, la vicenda si muove in direzioni inconsuete. Nonostante le premesse, Non è un vento amico non è un thriller: il protagonista non è un uomo d’azione ma un intellettuale in uniforme e i tempi del romanzo sono scanditi della contemplazione, delle emozioni, dal ritmo delle stagioni e dal suono delle campane. E anche dai tempi dell’amore, qui visto come conoscenza, desiderio e istinto di protezione, e come coscienza che la persona amata sarà sempre, nell’intimità della sua anima, qualcosa di irraggiungibile e mai davvero posseduto: la cifra finale dell’amore. La “lentezza” tuttavia non nuoce affatto al romanzo, che, anzi, si lascia leggere agevolmente, complice una scrittura misurata, leggera, pur senza affettazione. Zonno non ha fretta di portarci nel cuore dell’intrigo (ingegnosissimo!), che è intrigo politico e insieme religioso, e sorprese e colpi di scena non mancheranno di certo.
Un romanzo che avvolge e sorprende, elegante, ricco di chiavi di lettura. Forse, a cercargli dei difetti, chi cerca l’azione a tutti i costi potrebbe trovarlo un po’ lento nella parte centrale, dove il piacere della descrizione sovrasta l’interazione dei personaggi: ma sospetto che anche questo faccia parte della definizione di Non è un vento amico. Un romanzo della lunghezza giusta, con tempi a volte dilatati, ma senza una parola di troppo. L’autore a tratti si ferma e, con brevi incisi, porta volutamente il lettore fuori dal romanzo, per dargli modo di prendere le distanze dalla narrazione, respirare la distanza con la realtà romanzesca, reinventando con originalità la complicità tra autore e lettore.
A fargli torto potrei dire, con formula abusata quanto sciocca, “Non è un vento amico è un romanzo che si legge d’un fiato” (e lo è davvero!), ma mi sento di dire piuttosto: “È un romanzo da assaporare come una musica, lasciandosi tutto il tempo di farlo decantare nella propria immaginazione”.
Maria Eugenia Capodicasa
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