Con oggi prende avvio una nuova rubrica intitolata “Di saga in saga”. L’idea mi è venuta durante uno dei miei viaggi di ritorno da Padova, dopo aver trascorso ore intense di studio e ricerca nella biblioteca del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari. Il materiale che vi proporrò andrà a formare il glossario che sto stilando per accompagnare i volumi della Religione degli antichi germani di Jan de Vries, ma che per necessità di condividere la mia passione, ho deciso di ridurre e trasformare in post, dapprima caricati sulle nostre piattaforme social, e da oggi disponibili in blocchi più corposi anche nel nostro blog.
Dopo anni mi sono riappropriata del mio “primo
amore”, la letteratura e la lingua norrena, e per me significa ritornare in un
cantuccio della mia anima che era rimasto chiuso da molto tempo (forse per
paura di non farcela, forse per le necessità della vita), ma che ora si è
dischiuso, facendomi respirare aria fresca, leggera. Quindi, di comune accordo
con l’editore Dario Giansanti, in questa rubrica, vi presenterò le saghe ancora
poco conosciute, non tradotte in italiano, in cui mi imbatto quotidianamente quando
traduco e faccio ricerca. Saranno post brevi, che mirano a incasellare la saga
dal punto di vista spazio-temporale, a proporre una sinossi e a indicare i
tratti salienti. Se qualcuno necessitasse dei riferimenti bibliografici, non
esiti a scriverlo nei commenti. La bibliografia viene omessa per necessità
“social”.
Commenti, osservazioni, correzioni sono accolti a
braccia aperte. Amo il confronto perché mi aiuta a crescere e migliorarmi,
perciò mi auguro che questa rubrica possa favorire un dialogo costruttivo.
Spero che questo piccolo contributo alla
divulgazione della cultura e letteratura nordica possa essere d’aiuto o, per lo
meno, possa farvi compagnia.
***
Fornaldarsǫgur
Fornaldarsǫgur (sing. fornaldarsaga, “saghe del tempo antico”), dette anche fornaldarsǫgur norðrlanda (“saghe del tempo antico delle terre del Nord”) e “saghe leggendarie”, fanno riferimento a un genere letterario in prosa dominante nel XIV nel panorama letterario islandese. La designazione fornaldarsǫgur venne coniata dal filologo danese Carl Christian Rafn (1795-1864) che tra il 1829 e 1830 raccolse le saghe germaniche risalenti a un’epoca anteriore alla colonizzazione dell’Islanda e all’introduzione del cristianesimo nelle contrade nordiche e che attingevano a materiale eroico. Il “tempo antico” copre un arco temporale molto ampio che si estende all’incirca dal V al X secolo, e all’interno del quale si possono discernere due distinte “età eroiche”, ovvero quella delle grandi migrazioni (375-568) e l’epoca vichinga. Per la disomogeneità delle saghe, alcuni studiosi hanno ulteriormente suddiviso questo sottogenere in “saghe eroiche”, “saghe vichinghe” e “saghe d’avventura”, o più genericamente in saghe di tradizione eroica e saghe d’invenzione. Esse intrecciano il nudo realismo con elementi magici, accadimenti fantastici, arricchendolo di creature sovrannaturali e di una moltitudine di mondi altri.
Ála
flekks saga
(“Saga di Áli flekkr”).
Fornaldarsaga di contenuto fiabesco sorta attorno al 1400.
Dopo la nascita,
Áli viene abbandonato, allevato da schiavi e infine ripreso dai genitori. Come
predetto dal padre prima della nascita, Áli ha una vita difficile e fin
dall’infanzia entra costantemente in conflitto con i troll, che rendono
difficoltosa la sua esistenza con ricorrenti maledizioni (álǫg, sing. álag).
Anche quando riesce a separarsi dalla donna-troll chiamata Nótt
(“Notte”), che una di queste maledizioni gli aveva assegnato quale consorte, e
a sposarsi con la bellicosa principessa Þornbjǫrg, a causa di una nuova
maledizione, durante la prima notte di nozze si tramuta in úlfheðinn (plurale úlfheðnar; “uomo-lupo”, letteralmente
“casacca di lupo”, laddove heðinn identifica un corto capo di vestiario
senza maniche, ma fornito di cappuccio in pelo). Solo la
madre adottiva riesce a liberarlo dall’incantesimo e, con l’aiuto
dell’amichevole donna-troll chiamata Hlaðgerðr, figlia di Nótt, riesce infine a
portare a termine tutte le avventure.
Il massiccio ricordo al motivo della maledizione e l’episodio della
licantropia fanno di questa saga una delle più note di questo genere.
Bárðar saga Snæfellsáss
(“Saga di Bárðr,
lo spirito benigno del monte Snæfell”). Si tratta solo formalmente di una saga
degli islandesi, poiché la vicenda si svolge prevalentemente in Islanda, ma l’eroe non è umano, bensì un lanvættr,
una sorta di álfr o spirito benigno, e la saga presenta anche altri elementi
soprannaturali. Bárðr è il figlio del re gigante Dumbr del mar Glaciale
Artico e figlio adottivo del re Dofri di Dofrafjall, parimenti un gigante, di
cui sposa la figlia. Bárðr
migra in Islanda e si stabilisce a Snæfellsness, da dove conduce la figlia
Helga su un lastrone di ghiaccio fino alla Groenlandia; qui la fanciulla incontra
Miðfjarðar-Skeggi che giace con lei e la riporta in Islanda. Poiché lui è già
coniugato, la fanciulla torna dal padre e attraversa inqueita l’isola dormendo
in forre. Bárðr
successivamente lascia la propria masseria e dimora nel ghiacciaio
Snæfellsjǫkull da cui corre in aiuto di coloro che sono minacciati da giganti o
troll.
La seconda parte della saga viene detta anche Gests saga Bárðarsonar,
perché riguarda prevalentemente il figlio Gestr che Bárðr aveva
avuto con la figlia di Miðfjarðar-Skeggi.
Questa saga, composta presumibilmente attorno al 1350, presenta motivi
comuni a un’altra saga fantastica (Gull-Þóris saga) e a recenti fornaldarsǫgur.
Si baserebbe su narrazioni e credenze popolari relative a un álfr di
Snæfell, che a partire dalle genealogie contenute nella Landnámabók e
dai motivi delle fornaldarsǫgur sarebbero state rielaborate per dare
vita a tale racconto.
Víga-Glúms saga
(“Saga di
Glúmr-sanguinario”). Significativa íslendingasaga sorta nella metà del
xiii sec. e che si svolge nel ix sec. nell’Eyjafjǫrð (Islanda settentrionale),
fatta eccezione per due episodi ambienti in Norvegia.
Il capitolo introduttivo riguarda
Eyjólfr, padre del protagonista, che in Norvegia compie azioni eroiche e poi in
Islanda acquisisce l’autorità di góði del padre.
Glúmr è il tipico eroe kolbítr
(“cenerentolo”; espressione diffusa
per indicare un giovane pigro che siede sempre accanto al focolare) che, all’età
di quindici anni, durante un viaggio per raggiungere il nonno in Norvegia,
rivela la sua indole eroica, uccidendo un berserkr. In Islanda riesce a
proteggere la madre dai partenti avidi, ammazzandone uno e scacciando gli
altri. Grazie a lotte e conoscenze giuridiche, Glúmr si afferma e per
quarant’anni rimane l’uomo più potente del distretto. Riporta la vittoria nn
molte sanguinose faide, ma deve fuggire a causa di inganni e giuramenti
fasulli, finché viene infine condannato e messo al bando. Anni dopo, Glúmr
cerca invano di vendicarsi dei suoi nemici e infine, prima della
cristianizzazione dell’Islanda, si converte alla nuova fede, morendo subito
dopo.
La saga, intercalata da strofe composte
dal protagonista, dovrebbe basarsi su tradizioni orali e taluni episodi sono
noti anche da altre saghe (Reykdœla saga, Valla-Ljóts saga).
Fóstbrœðra saga
(“Saga dei fratelli giurati”). Interessante íslendingasaga
conservata in una serie di manoscritti tra loro considerevolmente diversi, in
parte anche come sezione della Óláfs saga helga. A causa di questa
intricata tradizione, sussistono divergenze di datazione, per cui al principio
si datava il testo all’inizio, più di recente si tende piuttosto a incasellarlo
alla fine del xiii sec.
La narrazione si svolge in Islanda occidentale, Norvegia e Groenlandia agli
inizi dell’xi sec. e riguarda due amici che stringono il vincolo della
fratellanza di sangue: il bellicoso e forte Þorgeirr e il poeta e donnaiolo
Þormóðr. Già a quindici anni Þorgeirr vendica il padre, ma si tratta sono
dell’inizio di una lunga serie di omicidi. Nella loro prima giovinezza, i due
allestiscono un vascello e depradano le coste dell’Islanda occidentale, durante
la quale attività uccidono anche contadini innocenti e per tale ragione
Þorgeirr viene infine bandito dal paese; ma prima di ciò desidera sfidare a
duello il “fratello
di sangue” per constatare chi dei due è il miglior combattente. Þormóðr
si rifiuta, e si separano senza sapere che non si rivedranno mai più.
Þorgeirr raggiunge la Norvegia dove entra nel séguito di re Óláfr inn
helgi, a fianco del quale partecipa ad alcune spedizioni militari. Anni dopo,
sulla rotta del ritorno, viene ucciso da un groenlandese. Þormóðr resta in
Islanda e inizia una relazione con una donna esperta di magia, finché questa
mette in atto misure contro di lui ed è costretto a rivolgere le proprie
attenzioni a una fanciulla chiamata Kolbrún, per la quale compone una poesia
d’amore, ricevendo di conseguenza l’appellativo kolbrúnarskáld. Quando
apprende della morte di Þorgeirr, raggiunge la Norvegia ed entra anch’egli nel
séguito di Óláfr inn helgi. Si reca in Groenlandia e riesce a vendicare
l’amico. Tornato in Norvegia, partecipa con il sovrano alla battaglia di Stiklarstaðir
(1030) dove cadono entrambi.
La Fóstbrœðra saga, nonostante la suspence, è strutturata in maniera
meno rigida rispetto ad altre íslendingasǫgur, ed è piuttosto composta
da episodi.
Hallfreðar saga vandræðaskálds
(“Saga
di Hallfreðr poeta turbolento”). Una delle più antiche íslendingasǫgur
relativa alla biografia di Hallfreðr Óttarson vandræðaskáld. In due
corpose sezioni tratta sopratutto la sua storia d’amore con Kolfinna e in seguito il suo
matrimonio con Gríss e il rapporto con il re Óláfr
Tryggvason che lo converte al cristianesimo, non senza iniziali difficoltà che
hanno dato adito al soprannome di “poeta turbolento”.
Questa saga, redatta nel miglior stile del suo genere, contiene anche
numerose strofe autobiografiche. Composta attorno al 1220, è conservata in
numerose versioni, tra cui il testo preservato nella Mǫðruvallabók (“Libro di Mǫðruvellir [Islanda settentrionale]”) è sì
completo, ma notevolmente abbreviato, mentre la versione presente della Óláfs
saga Tryggvasonar in mesta (“La grande
saga di Óláfr Traggvason”), contenuta nella Flateyjarbók, è più
dettagliata, seppur incompleta.
(“Saga
di Bjǫrn, campione dei valligiani di Hítardalr”). Íslendingasaga che
essenzialmente contiene i medesimi elementi narrativi della Gunnlaugs saga
ǫrmstungu (“Saga
di Gunnlaugr lingua di serpente”).
Bjǫrn è un giovane scaldo islandese che va all’estero lasciando che la
moglie lo attenda per tre anni. In Norvegia incontra un altro scaldo, Þórðr, il
quale ritorna in Islanda prima di lui e diffonde la notizia della morte di
Bjǫrn, sposandone così la presunta vedova. Frattanto Bjǫrn, ignaro dei fatti,
acquisisce fama durante battaglie in Russia e Francia, meritandosi
l’appellativo di hítdœlakappa (“campione dei valligiani di
Hítardalr”). Ritornato in Islanda, Bjǫrn dimora per un periodo presso Þórðr e
la moglie, ma poi l’ostilità tra i due uomini prorompe, terminando con la morte
di Bjǫrn.
La saga sarebbe stata composta attorno al 1220 e viene menzionata nel
capitolo 58 della Grettis saga (“Saga di Grettir”). L’incipit è andato
perduto e il capitolo termina con una lacuna.
Friðþjófs saga ins frækna
(“Saga di Friðþjófr
il valoroso”).
Fornaldarsaga la cui versione più antica
risale alla fine del xiii o agli inizi del xiv, mentre la versione più recente
e più lunga è sorta, probabilmente con l’impiego di rímur, nel xv
secolo. La saga, ambientata quasi esclusivamente nel Sognefjord norvegese,
descrive la dolce-amara storia d’amore tra la principessa Ingibjörg, e il
contadino Friðþjófr. Helgi e Hálfdan, i fratelli di Ingibjörg, cercano di
impedire il rapporto, sistemando la sorella, durante una campagna militare, in
un santuario del dio Baldr, dove gli amanti continuano a incontrarsi. In
seguito all’esito negativo di una campagna militare, Ingibjörg viene promessa
al vecchio re Hringr, mentre Friðþjófr viene spedito in una pericolosa missione
nelle Orcadi. Quando ritorna trova l’amata sposata e la masseria ridotta in
cenere. Accusa i figli del re di tradimento, ma in seguito al rogo del tempio
di Baldr, è costretto a fuggire. Dopo campagne vichinghe di numerosi anni
giunge travestito alla corte del re Hringr, ma viene riconosciuto dalla coppia
reale ed entra al loro servizio. Ripetutamente dimostra la sua fedeltà
all’anziano re, anziché trarre vendetta. Questi gli promette pertanto ricchezze
e la donna dopo la propria morte, così che Friðþjófr si trova infine nuovamente
unito a Ingibjörg e può vendicarsi sui suoi fratelli infedeli.
Questa storia
d’amore si discosta notevolmente dalle altre fornaldarsǫgur, e sebbene anche
alcune delle strofe ivi contenute siano più antiche della saga stessa, il
materiale romantico rinvia chiaramente all’influsso delle riddarasǫgur (“saghe
dei cavalieri”) e forse anche ad altra letteratura di corte e addirittura
orientale. La descrizione del culto pagano di Baldr è anacronistica e non ha
alcun riferimento alla realtà.
“Saga di Gísli Súrsson”. Islendingasaga composta attorno alla metà
del xiii secolo e conservata in due versioni tra loro abbastanza divergenti,
delle quali il testo più lungo è tramandato parzialmente. La Gísla saga
Súrssonar rientra tra le opere drammatiche della letteratura islandese. Si
narra la storia dei fratelli Gísli, Þorkell e Þórdís che devono migrare con i
genitori in Islanda dove si sposeranno. Dopo che i fratelli Gísli e Þorkell
hanno voluto stringere il legame della fratellanza di sangue (norreno fóstbróðir) con il marito di Þórdís, Þorgrímr, e con il cognato
di Gísli, Vésteinn, subiscono un oltraggio che porta inarrestabilmente alla
tragica fine e alla morte della maggioranza dei componenti della famiglia. Dai
frammenti di una spada maledetta viene forgiata una lancia con cui Þorgrímr
uccide Vésteinn e in seguito Gísli si vendica su Þorgrímr. Entrambi gli omicidi
rimangono dapprima celati, ma quando Þórdís casualmente apprende che Gísli ha
ucciso il suo primo marito, fa in modo che il suo secondo uomo, Bǫrkr,
proscriva Gísli; questi, sostenuto dalla sua fedele consorte, Auðr, per molti
anni riesce a rimanere nel paese, finché Eyjólfr, congiunto di Bǫrkr, lo
scopre. Rimarrà ucciso dopo un eroico scontro. Nel frattempo i figli di
Vésteinn vendicano il padre uccidendo Þorkell, mentre Þórdís cerca di ammazzare
Eyjólfr.
La Gísla saga Súrssonar a causa della sua tragicità, dovuta al destino apparentemente ineluttabile, e alla classica triangolazione (Þorkell – Ásgerðr – Vésteinn) è stata accostata alla saga eroica (come la vicenda di Sigurðr e Brynhildr, il declino dei Nibelunghi), ma presenta anche chiari tratti cristiani.
Gautreks saga
(konungs)
(“Saga di re Gautrekr”),
raramente detta anche Gjafa-Refs saga, è una fornaldarsaga del
xiii sec., conservata in due edizioni, di cui quella più lunga contiene la
storia di Starkaðr. La Gautreks saga si divide in tre episodi abbastanza
slegati ma narrati magistralmente. Il primo riguarda re Gauti del Gotland che,
smarritosi durante una battuta di caccia, si imbatte in una famiglia dimorante
nel bosco. Gauti giace con una delle figlie e dalla loro unione viene alla luce
Gautrekr, l’eroe della saga, che costituisce l’anello di congiunzione dei tre
episodi. La figura principale della seconda sezione è l’eroe Starkaðr, la cui
vicenda viene narrata con maggiore perizia di dettagli nei Gesta Danorum
di Saxo Grammaticus. Disceso dai giganti, Starkaðr viene allevato da Óðinn, in
questo caso chiamato Hrosshárs-Grani (“dai mustacchi come crini di cavallo”).
Dopo aver trascorso la giovinezza come un kolbítr (“cenerentolo”), Starkaðr
dall’età di dodici anni diviene un guerriero che intraprende spedizioni
vichinghe assieme al fratellastro Víkarr. Il suo destino viene predeterminato
dagli dèi: mentre il padre adottivo Óðinn gli conferisce tre vite, ricchezza e
l’arte poetica, questi doni vengono controbilanciati dalle maledizioni del
geloso Þórr, così che in ognuna delle sue tre esistenze dovrà commettere un misfatto,
non possiederà mai territori e in ogni battaglia riporterà serie ferite e non
potrà mai ricordare le poesie composte. Il primo misfatto compito da Starkaðr è
il tradimento perpetrato ai danni di Víkarr, il quale viene sacrificato a
Óðinn, e di conseguenza Starkaðr è costretto a lasciare la Norvegia; in Svezia
compone un carme intitolato Víkarsbálkr (“Sezione di Víkarr”) su questa sua
sciagura; i Gesta Danorum non riferiscono altro in merito al destino dell’eroe.
La terza sezione della saga riguarda la narrazione fiabesca di Gjafa-Refr, il
figlio di un contadino che grazie ai doni e ai consigli dello jarl Neri riesce
a farsi amico di vari sovrani e infine sposa la figlia di re Gautrekr. Oltre ai
Gesta Danorum, anche la Skjǫldunga saga fornisce un parallelo per il materiale
eroico presente nella Gautreks saga. Per una traduzione italiana, v. Saga di Gautrekr, a cura di Massimiliano Bampi,
Iperborea, Milano 2004.