giovedì 3 aprile 2025

Di saga in saga. Parte terza

 


Hœnsna-Þóris saga

(“Saga di Þórir del pollame”). Íslandingasaga relativamente breve, ma di importante valore letterario, databile al 1260 ca. Il materiale è trattato anche nell’Íslandingabók di Ari Þorgilsson che l’autore impiega come fonte, e si svolge nel x secolo a Borgarfjǫrðr e nell’Alþing. L’accadimento principale è l’incendio che provoca la morte di una famiglia contadine innocente, a causa della diffamazione e degli intrighi dell’ambizioso arrampicatore sociale Hœnsna-Þórir, che si è assicurato l’appoggio di uomini influenti. Il conflitto ha luogo tra il figlio, unico superstite dell’incendio, e gli assassini. Attenendosi ai suoi saggi consiglieri, riesce infine a uccidere Hœnsna-Þórir, mentre gli altri assassini vengono proscritti.


Illugar saga Gríðarfóstra

(“Saga di Illugi, il protetto della gigantessa Gríðr”). Breve fornaldarsaga probabilmente composta nel xv sec. che va incasellata tra le saghe di contenuto fiabesco. La trama intreccia la vicenda del corteggiamento con elementi fiabeschi e l’inventario di stereotipi caratteristici delle fornaldarsǫgur di più recente datazione.

Illugi, figlio di un contadino, e il fratello di sangue Sigurðr, figlio del re, durante una spedizione vichinga vengono spinti all’estremo Nord. Mentre è alla ricerca di materiale per accendere un fuoco, l’eroe finisce in una caverna dove vivono una gigantessa (in realtà una principessa chiamata Signý vittima di un incantesimo) e la sua bella figlia. Illugi riesce sia a proferire le corrette tre formule, sia a superare le tre prove di destrezza contro la spada della gigantessa, e giace con la figlia. Dopo aver sconfitto le sorelle-troll e un maligno consigliere del principe, ritornano a casa dove vengono uniti in matrimonio Illugi e Hildr, Sigurðr e Gríðr/Signý.

 

Jómsvíkinga saga

(“Saga dei vichinghi di Jomsborg”). La saga deve il titolo ai vichinghi di Jomsborg del x sec., una banda di briganti rigidamente organizzata che aveva sede a Jomsborg, probabilmente situata alla foce dell’Oder. La saga rientra tra le konunga sǫgur (“saghe dei re”) e narra anche delle relazioni tra i vichinghi di Jomsborg, i sovrani danesi e gli jarlar norvegesi, tuttavia il suo valore storico non si avvicina minimamente a quello delle altre konunga sǫgur.

Il climax è costituito da un banchetto funebre durante il quale i vichinghi ubriachi giurano solennemente di attaccare lo jarl Hákon, azione che causerà la fine dei vichinghi di Jomsborg. Nella battaglia decisiva di Hjǫrungavágr, nel 994, subiscono una pesante sconfitta.

La Jómsvíkinga saga sarebbe stata composta attorno al 1200, ma non più tardi del 1230 ed è conservata in quattro versioni chiaramente distinte; esiste inoltre una traduzione latina del xvi sec. che si basa su manoscritti andati perduti. La Fagrskinna e la Heimskringla avrebbero impiegato una versione più antica o comunque divergente.

 

Kjalnesinga saga

(“Saga degli abitanti di Kjalarnes”). Detta anche Búa saga (“Saga di Búi”), è una íslendingasaga essenzialmente fantastica risalente agli inizi del xiv sec., la quale mostra l’influsso operato dalle fornaldarsǫgur e contenente materiali attinti dalla Eyrbyggja saga (v.) e Finnboga saga (v.).

Búi, figlio di un contadino, viene proscritto perché si rifiuta di prender parte ai sacrifici pagani. Appicca il fuoco al tempio e ammazza il figlio del goði. Con l’aiuto della scaltra madre affidativa, Esja, dapprima rimane nascosto e in questo periodo partecipa a battaglie e rapisce una fanciulla, fino a quando, su consiglio di Esja, ripara in Norvegia. Qui Haraldr inn hárfagri (“chiomabella”) gli assegna la difficile impresa di cercare la scacchiera del gigante re Dofri. Con l’ausilio della figlia del gigante, da lui ingravidata, riesce a fare ritorno con l’oggetto richiesto. Haraldr lo fa combattere contro un possente negro che sconfigge e uccide; dopodiché è costretto a ritornare in Islanda. Qui il nemico di Búi ha rapito la sua amata, ma quando tenta di uccidere Búi è costretto a soccombere. Búi si sposa e alcuni anni dopo il figlio che aveva avuto dalla figlia del sovrano si reca in Islanda, ma lui non lo vuole riconoscere; si giunge a un duello durante il quale Búi soccombe per mano del proprio figlio.

 

Eyrbyggja saga

(“Saga degli uomini di Eyr”). Íslendingasaga risalente al 1350 ca. che descrive l’insediamento di Snæfellsnes in Islanda occidentale e il destino dei suoi discendenti attenendosi strettamente ai fatti storici. Al termine la saga viene chiamata Saga Þórsnesinga, Eyrbyggja ok Alptfirðinga, menzionando così tre delle quattro famiglie più influenti di quest’area (la quarta è la famiglia dei Kjalleklingar). Il protagonista è il goði Snorri, capo della famiglia degli Þórsnesingar. Questa saga narra principalmente delle sanguinose faide familiari tra le quattro famiglie, scoppiate per questioni concernenti possedimenti, potere, onore e amore. La saga è ricca di elementi fantastici relativi alla magia e ai riti pagani, e ciò lascia trasparire che il compilatore non fosse interessato unicamente ai personaggi, ma anche alle usanze di queste epoche remote.

 

Hrólfs saga kraka ok kappa hans

(“Saga di Hrólfr kraki e dei suoi eroi”). Si tratta di una corposa fornaldarsaga sorta nel xiv o xv secolo. Tratta la storia della stirpe danese degli skjǫldungar nell’epoca delle grandi migrazioni, soffermandosi soprattutto sulle vicende dell’ultimo re, Hrólfr kraki (“stanga”). Questa saga non contiene fatti storici, ma è una compilazione che intreccia elementi della saga eroica e della fiaba. Parti della vicenda di Hrólfr kraki ci sono note da fonti nordiche dell’inizio del xiii secolo, come l’Edda prosastica, l’Ynglinga saga e i Gesta Danorum così che una versione forse orale di questa saga sarebbe già esistita. Troviamo ulteriori paralleli nei Bjarkarímur composti attorno al 1400 e nella traduzione latina di Saxo dei Bjarkamál andati perduti, mentre nel Bēowulf si menziona solamente la figura di Hrólfr senza descrivere le sue avventure.

 Ívens saga

(“Saga di Íven”), nota anche con il titolo Ívents saga o Ívents saga Artúskappa è la rielaborazione prosastica del romanzo Ywain (attorno al 1170) di Chretien de Troyes che il sovrano norvegese Hákon inn gamli (“il vecchio”) fece tradurre in norvegese, come esplicitato al termine della saga. La saga rientra pertanto nelle riddarasǫgur tradotte nella metà del xiii secolo. Non si tratta di una traduzione fedele all’originale, ma di una resa interpretativa dove i tagli maggiori riguardano i passaggi descrittivi e psicologici, nonché una certa idealizzazione dell’eroe rispetto all’originale. Dal punto di vista del contenuto non sono stati apportati mutamenti.


Eyrbyggja saga

(“Saga degli uomini di Eyr”). Íslendingasaga risalente al 1350 ca. che descrive l’insediamento di Snæfellsnes in Islanda occidentale e il destino dei suoi discendenti attenendosi strettamente ai fatti storici. Al termine la saga viene chiamata Saga Þórsnesinga, Eyrbyggja ok Alptfirðinga, menzionando così tre delle quattro famiglie più influenti di quest’area (la quarta è la famiglia dei Kjalleklingar). Il protagonista è il goði Snorri, capo della famiglia degli Þórsnesingar. Questa saga narra principalmente delle sanguinose faide familiari tra le quattro famiglie, scoppiate per questioni concernenti possedimenti, potere, onore e amore. La saga è ricca di elementi fantastici relativi alla magia e ai riti pagani, e ciò lascia trasparire che il compilatore non fosse interessato unicamente ai personaggi, ma anche alle usanze di queste epoche remote.


Gunnlaugs saga ǫrmstungu

“Saga di Gunnlaugr lingua di serpente”. Íslendingasaga composta attorno al 1270/1280 relativa al tragico amore tra lo scaldo Gunnlaugr e la bella Helga (nipote dello scaldo Egill Skallagrímsson). Gunnlaugr ed Helga sono fidanzati e quando lui si reca in Norvegia giura di fare ritorno entro tre anni per sposarla. Tarda tuttavia di circa un anno ed Helga è costretta a sposare contro la sua volontà Hrafn, nemico di Gunnlagr, il quale rincasa il giorno delle nozze. In seguito la tensione tra lo sposo e i due amanti porta a uno scontro in cui i due uomini cadono. Questa triangolazione era stata esposta in sogno al padre prima della nascita della fanciulla, il quale voleva pertanto esporre la neonata. La madre di dichiarò invece contraria e così facendo si potette realizzare il destino predetto. Il compilatore conosceva la Egils saga, la Laxdœla saga, la Eyrbyggja saga, la Hallfreðar saga e probabilmente anche alcune riddarasǫsur.

 

Víglundar saga ok Ketilríðar

(“Saga di Víglundr e di Ketilríðr”). Chiamata anche Þorgríms saga prúða ok Víglundar væna è una islendingasaga sorta nella seconda metà del xiv sec. Si tratta di una romantica storia d’amore che presenta influssi operati dalle riddarasǫgur come la Flóvents saga e la Friðþjófs saga. La saga inizia con la fuga della coppia di innamorati Þorgrímr e Ólof che lascia la Norvegia per recarsi in Islanda. La parte centrale della saga riguarda la storia d’amore tra il loro figlio Víglundr e la figlia dei vicini chiamata Ketilríðr, osteggiata dalla madre e dai fratelli di lei. Quando Víglundr uccide per legittima difesa un fratello della ragazza, viene proscritto, mentre Ketilríðr nel frattempo viene data in sposa a un uomo anziano. Successivamente si scoprirà che l’anziano è uno zio di Víglundr pertanto il matrimonio sussiste solo teoricamente, palesandosi quindi un lieto fine della vicenda. La trama riprende il noto motivo dell’amore osteggiato che divide gli innamorati, i quali alla fine si ritrovano. Le strofe liriche della saga ricordano quelle della Kormáks saga.