giovedì 11 agosto 2016

Intervista a Corina Ardelean



Partiamo da una domanda “semplice”: chi è Corina Ardelean?

Il nome “Corina” deriva da kórē, che in greco vuol dire “fanciulla”, eterna giovinezza. In un certo senso, dentro di me vive ancora una bambina che guarda il mondo attraverso quel filtro speciale che rende tutto bello, positivo. Sono semplicemente una donna che a quarantasei anni non ha ancora smesso di sognare.

Perché hai cominciato a scrivere?

Ho sempre avuto, già da bambina, una fervida immaginazione, e spesso nella mia testa inventavo dei veri film, con dialoghi e situazioni a volte drammatici, a volte divertenti, dunque metterle sulla carta era una conseguenza naturale. Avevo già iniziato un altro romanzo in passato, ma con Il profumo dei ricordi ghiacciati ho proseguito semplicemente perché mi piaceva troppo la storia. 

Intendi dire che avevi stabilito l’intera trama fin dall’inizio?

Già, appena nata l’idea, avevo chiaro nella testa il finale, anzi, tutta la trama. Poi mano a mano che scrivevo, nuovi personaggi sono andati ad aggiungersi ai protagonisti principali, come se nascessero spontaneamente, senza alcuno sforzo da parte mia. O almeno questa è stata la sensazione. 

In quale personaggio del tuo romanzo ti riconosci di più e perché?

In un certo senso, in piccola parte, un po’ in tutti. Certo, la mia protagonista Laura/Isabel rispecchia tanto del mio modo di essere, il carattere, ma attraverso Irina, per esempio, ho raccontato un piccolo pezzo della mia infanzia, ho rispolverato alcuni dei miei ricordi da bambina. 

Sebbene tu sia di madrelingua rumena, hai scritto il tuo romanzo in italiano, e direi che si tratta davvero di un buon italiano. Quali difficoltà hai trovato nello scrivere, nel pensare in una lingua per te acquisita?

La difficoltà maggiore per me sono le consonanti doppie, visto che nel rumeno non si usano, ma per quanto riguarda il pensare, l’esprimermi in italiano mi è molto facile. Ovviamente spero sempre di farlo nella forma giusta.

Nel romanzo metti i tuoi personaggi di fronte a una crisi che fa crollare le loro maschere; eppure, mi sembra, sono gli uomini a rivelarsi più fragili, mentre le donne sviluppano una forza interiore che le porta a superare le difficoltà a dispetto di tutto. È stata una scelta voluta e significativa, o hai espresso istintivamente ciò che avverti nella natura di uomini e donne?

Non seguo logiche o meccanismi preimpostati, e di conseguenza i miei personaggi nascono in modo istintivo. Non sono una femminista, ma sono dalla parte delle donne. Credo che noi abbiamo quel qualcosa che ci rende fragili e forti nello stesso tempo, mentre l’uomo è più semplice, e spesso davanti a cambiamenti insoliti si trova spiazzato, reagisce peggio della donna. Sì. Sono convinta che la complessità delle donne sia in realtà il loro vero pregio.



Il tuo romanzo si svolge tra due città, Verona e Vienna; contiene inoltre una lunga e intensa parte ambientata a Cluj Napoca, in Romania. Perché hai scelto queste tre città? Cosa rappresentano per te?

In tutte queste tre città ci ho vissuto e lasciato un pezzo del mio cuore. E poi la mia città natale, Șimleu Silvaniei, l’ho nominata e raccontata in una piccola parte, e questo semplicemente perché i posti che amo mi accompagnano nei ricordi, dunque raccontarli era la conseguenza naturale. 

La tua scrittura ha una qualche dimensione etica? In altre parole, ritieni di poter “insegnare” qualcosa al lettore, portarlo a riflettere? In tal caso, quali tipi di “messaggi” sono contenuti nel tuo romanzo?

Non voglio che sembri una frase scontata, ma davvero l’unico pensiero che vorrei trasparisse dal libro è questo: segui il tuo cuore e non sbagli mai. È un inno all’amore in tutte le sue forme. Il primo amore, quello per i figli, quello improvviso, quello sconosciuto, quello doloroso, però sempre è comunque amore.

Qual è il tuo lettore ideale? In altre parole, a quale tipo di pubblico senti di rivolgerti?

All’inizio lo pensavo come un romanzo più rivolto alle donne, mogli, madri per poi scoprire con sorpresa che è stato letto e apprezzato quasi di più dagli uomini. Ho usato un vocabolario semplice, comprensibile per tutti, e lo stile scorrevole e diretto credo si adatti sia alle aspettative di una ragazza giovane che di un signore sessantenne. 

Come concili la scrittura con i rapporti familiari, il lavoro e via dicendo? Hai un orario preferito per scrivere?

Di solito la sera, quando il trantran quotidiano svolge al termine, nella quiete della sera (o notte a volte). D’istinto, senza razionalizzare o soffermarmi tanto su quello che scrivo. Poi in seguito, tempo dopo, ritorno e rileggo. Se mi piace tengo, altrimenti cancello.

La stesura del Profumo dei ricordi ghiacciati è iniziata circa dieci anni fa, se non sbaglio. Cosa è successo da allora a quando lo hai pubblicato con Vocifuoriscena?

La prima parte del romanzo l’ho scritta nel 2007, la seconda addirittura nel 2013. Poi, dopo la mia auto pubblicazione ho conosciuto gli editori di Vocifuoriscena, che hanno fatto l’editing del libro e devo dire che sono più che contenta.
Oltre la “pulizia” dei refusi, e la sistemazione di tutte le imperfezioni, mi hanno fatto guardare, e rileggere il libro, da un altro punto di vista. Ho acquistato più sicurezza e fiducia e ho capito, grazie agli editori, il valore di quanto scritto. Spero che anche la loro fiducia sia un giorno ripagata dal riscontro con i lettori.

Secondo te un autore può scrivere tutto quello che gli passa per la testa, o il rapporto con il pubblico gli impone delle restrizioni?

A parer mio, dentro di noi c’è già una specie di filtro, un’autocensura. Poi c’è chi si spinge oltre quel limite, ma alla fine lo si fa con cautela, perché tutto sommato, ci interessa il parere del pubblico, e non lo si può offendere e soprattutto mai sottovalutare. 

Grazie, Corina, per la tua disponibilità e il tuo incontenibile entusiasmo. Speriamo di leggere presto un tuo nuovo romanzo.


Per ulteriori informazioni sul libro, Il profumo dei ricordi ghiacciati.
Un'altra intervista a Corina Ardelean, qui.

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