sabato 18 marzo 2017

Intervista a Flavia di Luzio, di Misterfolk

La seguente intervista a Flavia di Luzio, viene pubblicata per gentile concessione di Mister Folk.

I più attenti di voi avranno notato il prezioso lavoro di Flavia di Luzio sia sulle pagine di Mister Folk (sue la maggior parte delle traduzioni delle interviste con musicisti stranieri) che nei miei libri Folk Metal. Dalle origini al Ragnarök e Tolkien Rocks. Viaggio musicale nella Terra di Mezzo. Ma Flavia non è soltanto una traduttrice professionista, ma anche l’autrice di alcuni interessanti volumi che gli amanti del folklore, delle saghe e del Grande Nord non potranno che apprezzare. Vi lascio alle sue parole, buona lettura!



I lettori sicuramente conoscono il tuo nome per la collaborazione che abbiamo su queste pagine e per i libri che ho pubblicato nei quali tu compari come traduttrice ufficiale, ma ti chiedo di presentarti per le persone che non ti conoscono.

Ciao a tutti! Mi chiamo Flavia e lavoro da alcuni anni come traduttrice, proofreader e docente di lingue nordiche, inglese e italiano per stranieri. Nutro da sempre un forte interesse per le altre culture e sono una grandissima appassionata di musica, viaggi, arte e fotografia.

Come ti sei avvicinata all’heavy metal? Quali sono i tuoi gusti musicali e quali i gruppi che ascolti maggiormente? Ti piace il folk metal?

Mi sono avvicinata all’heavy metal all’età di quattordici anni e il merito è stato tutto di un negozio (il mitico Music Box di Pescara!) che da allora e per molto tempo a seguire è stato un luogo di ritrovo di qualità per appassionati del genere e non. Lì ho incontrato molte persone con cui condividere questa passione e soprattutto con cui scambiarci dritte musicali. Da allora la fiamma non si è più spenta, anzi sono riuscita a “contagiare” altri amici e persino i miei genitori. Tra le band che apprezzo ci sono indubbiamente i Finntroll, gli Arkona, i Falkenbach, i Månegarm, i Moonsorrow, i Moonspell, i Turisas, i Týr e i Vintersorg, anche se la lista potrebbe continuare all’infinito! Oltre al folk metal, che come si può intuire mi piace eccome, ascolto anche molto black e death metal (incluse rispettivamente le varianti symphonic e melodic) con particolare interesse per la scena nordeuropea. Devo dire che per carattere mi piace molto spaziare sia tra diversi sottogeneri del metal che tra generi musicali anche molto distanti gli uni dagli altri.

Quanta importanza dai ai testi della musica che ascolti, e sono questi in grado di farti apprezzare o meno una band?

Sicuramente i testi influenzano la mia percezione della band, visto che amo ascoltare musica in cui mi posso riconoscere. In ogni caso cerco di non farmi condizionare troppo e di guardare anche all’aspetto melodico, a mio avviso altrettanto importante. Penso di avere un approccio piuttosto equilibrato.

Sei una traduttrice di professione: com’è il tuo mondo lavorativo e ti senti danneggiata da chi si improvvisa in un mestiere per il quale non ha studi/certificati/esperienza adeguati?

Detto con la massima onestà non è un settore facile, anzi si avvertono tuttora diversi problemi legati sia alla percezione (spesso distorta, se non direttamente assente) che si ha di questa professione, che all’aspetto retributivo. La concorrenza non qualificata è solo una parte del problema, visto che certe pratiche malsane vengono portate avanti, il più delle volte in buona fede e senza che se ne rendano conto, persino da colleghi qualificati. Il nostro mondo lavorativo è, tra l’altro, molto variegato e attraversa numerosi campi, dall’editoria ai settori più tecnici, quindi è davvero importante imparare a orientarsi in quello che è di fatto un oceano di possibilità, ma anche di insidie. Un tasto dolente per esempio è il cosiddetto dumping visto che, soprattutto su determinati siti e database di categoria, si assiste di frequente a delle vere e proprie aste al ribasso in cui, pur di ottenere un lavoro, si arriva ad accettare di tradurre quasi gratis influenzando purtroppo negativamente tutto il mercato. Non di rado dietro tariffe così basse si celano anche lavori scadenti (spesso effettuati con Google Translate che – sfatiamo questo mito duro a morire – non è assolutamente paragonabile a un traduttore in carne e ossa professionale e referenziato), quindi occorrerebbe davvero un’opera di sensibilizzazione a tutto tondo che coinvolga professionisti della traduzione e clienti. In realtà, dal punto di vista della sensibilizzazione e della formazione, abbiamo conseguito risultati positivi nel campo della traduzione editoriale grazie a STRADE – Sindacato Traduttori Editoriali, di cui sono tuttora socio ordinario. Spero vivamente che le cose continuino a migliorare, considerando che il mestiere di traduttore è per me uno dei più belli al mondo e meriterebbe davvero il giusto riconoscimento sociale ed economico.

Quale è stato il tuo percorso di studi per diventare una traduttrice di professione? Quali sono stati i lavori che ti hanno dato maggiore soddisfazione?

Il mio percorso di studi ha avuto inizio nel 2004 presso la facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bologna, dove ho conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere (curriculum Scienze del Linguaggio) e la magistrale in Lingua e Cultura Italiane per Stranieri. Entrambi i corsi di laurea mi hanno permesso non solo di portare avanti per tutti gli anni lo studio dell’inglese, del finlandese e del norvegese, ma di conoscere in maniera approfondita anche le relative letterature e filologie. In particolare mi sono concentrata molto sulla lingua finlandese e sulla filologia ugrofinnica (per un anno, proprio per ampliare le mie conoscenze in quest’area, ho deciso di studiare anche l’ungherese e di avvicinarmi da autodidatta all’estone), scegliendole come materie di laurea. A tal proposito, qualora tra i lettori vi sia qualcuno interessato agli argomenti che ho trattato, segnalo volentieri le pagine web della casa editrice spezzina Liber Iter, dove le mie tesi di laurea sono disponibili in formato ebook:

Lo studio del norvegese si è rivelato a sua volta cruciale perché mi ha permesso di conoscere da vicino un altro versante del mondo nordico e di affrontare con minor difficoltà lo studio dello svedese, che ora ho il piacere di insegnare ad altre persone.

Questa versatilità di interessi e di conoscenze a cavallo tra mondo ugrofinnico e scandinavo ha trovato poi il suo sfogo naturale nell’approdo alla redazione del Progetto Bifröst, portale di ricerca e divulgazione del patrimonio mitologico di ogni tempo e Paese, per cui curo tuttora la sezione ugrofinnica e i rapporti con la community di Facebook. È qui che ho potuto intensificare la mia attività di traduzione e di consulenza linguistica, motivo per cui reputo questa collaborazione una delle più soddisfacenti e stimolanti intraprese.

Per essere un buon traduttore è importante non solo il percorso universitario (che può essere vario e che fortunatamente nel mio caso già includeva una buona dose di pratica della traduzione) ma anche l’aggiornamento professionale e il contatto diretto con le lingue, motivo per cui ho cercato e cerco tuttora di fare il possibile per portare avanti parallelamente soggiorni all’estero (come accaduto per esempio nell’estate del 2012 quando ho vinto una borsa di studio per la scuola estiva di lingua e cultura finlandese organizzata dal CIMO in collaborazione con l’Università di Jyväskylä) e frequenza di corsi specialistici inerenti al mondo della traduzione e delle lingue in tutte le loro sfaccettature. Ovviamente il percorso descritto è stato fondamentale anche per formarmi come docente di lingue, tenendo presente che anche per l’insegnamento ho frequentato corsi e seminari specifici. Una cosa che comunque voglio sottolineare è che non si deve mai fare l’errore di ritenersi “arrivati”. Questi settori, così come la vita in generale del resto, richiedono un apprendimento continuo e soprattutto l’umiltà di sapersi mettere in discussione. Trovo che il confronto con i formatori e gli altri colleghi possa riservare belle sorprese e per esperienza personale posso dire che fare rete, oltre a essere piacevole dal punto di vista sociale e ricreativo, è un’ottima occasione di crescita professionale e personale.



Hai pubblicato per Vocifuoriscena il libro Gli dèi di Finlandia e di Carelia: di cosa tratta il volume e a chi senti di consigliarne la lettura?

Prima di tutto tengo a far presente che la pubblicazione del volume Gli dèi di Finlandia e di Carelia è frutto di un lavoro a quattro mani portato avanti insieme a Dario Giansanti, amico nonché direttore del Progetto Bifröst. Il suo contributo è stato preziosissimo. Entrambi abbiamo sentito l’esigenza di approfondire gli studi in area ugrofinnica, concentrandoci però soprattutto sulle fonti letterarie pre-kalevaliane per riscoprire parte degli aspetti originali degli dèi e degli eroi della tradizione finlandese e careliana. Il più antico documento sulla religione finnica è un peritesto poetico scritto da Mikael Agricola (1510-1557), primo vescovo finlandese della Riforma, come prefazione a una sua traduzione di alcuni salmi dell’Antico Testamento. Esso non solo delinea un quadro vivido delle divinità adorate in Häme e in Carelia, ma fornisce anche un ritratto inedito di alcuni dei futuri eroi del Kalevala, avvincente epopea nazionale finlandese di cui sicuramente avrete già sentito parlare. Nel nostro libro la traduzione del «canone» di Agricola – per la prima volta in lingua italiana –, diviene occasione per analizzare la mitologia finnica e i suoi personaggi sia nelle varie fasi del loro sviluppo storico, che nel quadro più ampio delle mitologie uraloaltaiche e dello sciamanesimo nord-euroasiatico. Mi sento di consigliare la lettura del volume non solo agli addetti ai lavori ma a chiunque sia in generale appassionato di letteratura e mitologia e nello specifico di cultura finlandese, anche considerando che i temi trattati sono riproposti molto spesso nei brani di numerosi gruppi musicali (metal e non) provenienti dalla Finlandia. Il libro è inoltre scritto in una lingua scorrevole che non si perde in troppi tecnicismi, quindi a mio avviso è molto adatto anche a chi si è avvicinato solo di recente a questi argomenti. Per ulteriori informazioni vi rimando volentieri al sito della casa editrice Vocifuoriscena.

L’epica finlandese ha influenzato molti gruppi musicali e tra questi, probabilmente, i più famosi sono gli Amorphis. Ti chiedo quindi cosa ne pensi del lavoro della band di Esa Holopainen e soci, e se ci sono altri gruppi che conosci e vuoi “raccomandare” ai lettori di Mister Folk.

Gli Amorphis mi piacciono moltissimo e qualche anno fa ho avuto anche la fortuna di vederli live proprio in Finlandia. Si tratta senza dubbio di uno dei gruppi più legati al folklore, motivo per cui i loro testi sono spesso trattati anche in ambiente universitario come esempio vivo di rapporto tra cultura delle origini e modernità. Si pensi solo a titoli come My kantele, Tuonela, Shaman e Sampo, anzi da questo punto di vista voglio citare anche i Korpiklaani con Shaman e Karhunkaatolaulu (“canto della caccia all’orso”). Partendo da queste canzoni potremmo parlare per ore di Kalevala, sciamanesimo e cultura finlandese! A proposito di dritte musicali, consiglio assolutamente di ascoltare i Värttinä, rinomato gruppo folk finlandese che riprende molti temi e strumenti musicali della tradizione.



Negli scorsi anni hai pubblicato diversi articoli e un libro insieme a Dario Giansanti dal titolo Kreutzwald e il Kalevipoeg: di cosa parla quest’ultimo?

Con Kreutzwald e il Kalevipoeg, pubblicato come ebook dalla già citata casa editrice Liber Iter, voliamo in Estonia alla scoperta del Kalevipoeg, epopea estone sorella del Kalevala sospesa tra il tempo assoluto del mito e quello ben determinato della storia. È qui che esseri soprannaturali, spade maledette e animali parlanti fanno da sfondo alla tragica crociata dei Cavalieri Teutonici i quali, nel XIII secolo, invasero le terre del Baltico, stabilendo le basi di una serie di dominazioni e tirannie destinate a durare fin quasi ai nostri giorni. Popolare nei temi, ma fortemente voluto e praticamente ricostruito a tavolino da due uomini, Friedrich Robert Fahlmann e soprattutto Friedrich Reinhold Kreutzwald, il Kalevipoeg rispecchia al meglio l’identità storica dell’Estonia ed è, inoltre, una limpida espressione delle ingiustizie che i popoli “minori” hanno dovuto subire fin dal loro affacciarsi nella storia, e della volontà di riscatto e di libertà che, da sempre, li ha animati.

Stai lavorando ad altre pubblicazioni, e in caso puoi rivelarci qualcosa?

Al momento non sto lavorando ad altre pubblicazioni ma è mia intenzione farlo quanto prima, anzi ho già qualche idea da sviluppare.

C’è un progetto che sogni di poter realizzare?

Insieme ad alcune amiche e colleghe con cui ho già collaborato in passato, abbiamo iniziato a lavorare alla creazione di una rivista online a tema nordico che abbraccerà diversi argomenti. Siamo ancora in piena fase ideativa quindi non posso svelare altri particolari, però il nome sarà sicuramente Nordlys, che in norvegese significa “aurora boreale” (lett. “luce del nord”).

Un altro mio obiettivo, che in parte si è già concretizzato, è quello di imparare una lingua orientale. Ho iniziato da un mese a studiare coreano ed è una scelta che rifarei mille volte perché mi sta stimolando tantissimo.

Come possono contattarti i lettori di Mister Folk?

Sono a completa disposizione per qualunque cosa al seguente indirizzo email: flavia.diluzio@studio.unibo.it

Per chi fosse interessato a seguire la mia attività o a conoscere meglio ciò di cui mio occupo, segnalo volentieri questi link:





È stato un piacere essere ospitata sulle pagine di Mister Folk! Ringrazio moltissimo Fabrizio per avermi proposto quest’intervista e i lettori per l’attenzione, anzi spero di avervi fornito qualche spunto interessante. Alla prossima! 

Si ringrazia Mister Folk per averci permesso di pubblicare l'intervista a Flavia di Luzio.

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