«Servono morale e cielo stellato»
Editrice, filosofa e scrittrice: «Ho scritto un po' di tutto: dalle poesie alle sceneggiature teatrali». Il prossimo obiettivo: una fiera dell'editoria indipendente da organizzare a Verona in estate.
Cinema e teatro da un lato, scrittura e letteratura dall'altro. Era a un bivio Claudia Maschio, scrittrice, editrice, e filosofa: «Alla fine ha prevalso la passione per la scrittura. Ma erano due percorsi complementari: già da ragazzina mi dilettavo a scrivere piccole commediole, che recitavamo insieme ai miei amichetti», racconta.
Padovana di nascita, veronese di adozione: «Mio padre, medico, fu trasferito a Verona come primario di nefrologia all'ospedale di Borgo Trento; era il 1975, io avevo 12 anni, e la mia città è questa».
Vive in Valpolicella, Claudia, a Negrar insieme al marito Fabio, detto "Vecio Sacca" per la sua proverbiale lentezza nel gioco delle carte, ai due figli Clara e Elio, e ai loro inseparabili cani: «Li portiamo a passeggio su per la collina, in città non sarebbe possibile. In Valpolicella stiamo benissimo, l'aria è decisamente più pulita, la vita più sostenibile».
Studi al Liceo Scientifico Fracastoro, quindi la laurea in Sociologia a Trento e il dottorato in Filosofia della Scienza: «Più apprendimenti e più conoscenze hai, meglio riesci a trasmettere concetti di un certo rilievo». Il primo riconoscimento nel 1993, quando Claudia Maschio è tra i dieci finalisti del Premio Andersen: «Fiabe, sebbene ami di più lavorare su racconti e romanzi. Diciamo
che ho scritto un po’ di tutto, dalle poesie alle sceneggiature teatrali».
Esce
il suo primo romanzo Oltre la superficie dello sguardo. In realtà, ci ha messo
un bel po’ prima di pubblicarlo: «Non ero convinta, l’ho tenuto anni nel
cassetto; non ho grande autostima ma se mi dicono che ciò che faccio, qualcosa,
vale, allora un po’ ci credo».
Tra il 2005 e il 2007 pubblica tre saggi, due
sul Natale e uno sul Carnevale. Durante le ricerche, fa l’incontro che le
cambia la vita professionale: «A Viterbo conobbi Dario Giansanti; fu lui a
darmi delucidazioni sulle origini mitologiche del Natale». Si mettono a
scrivere insieme, sentono il bisogno di maggior respiro, così decidono di farsi
una casa editrice tutta loro, Vocifuoriscena: «Siamo partiti con 80 euro di budget,
e all’inizio è stata molto dura. Abbiamo pubblicato in Italia romanzi stranieri
sconosciuti e saggi di mitologia: siamo cresciuti, eravamo in due, oggi siamo
in sei. Siamo di nicchia e di strada ne abbiamo da fare ancora molta, ma siamo
su quella giusta».
Oltre ai romanzi stranieri e alla saggistica, c’è poi la
collana di narrativa italiana: «Una ventina di autori; siamo molto selettivi e
la concorrenza è davvero tanta. Siamo distribuiti in tutta Italia, ma ci
rivolgiamo esclusivamente alle librerie indipendenti». Odio i film francesi,
romanzo del veronese Luca Boschiero, potrebbe presto diventare un film: «Pietro
Barana, mio compagno di liceo al Fracastoro, che oggi vive e lavora in Brasile,
sta curando la sceneggiatura; io collaboro alla revisione. Sarebbe bello fosse
interpretato da attori veronesi, sempre che non lo produca Netflix ovviamente…».
Eh già, perché le cose potrebbero anche andare così. Claudia intanto
non ha certo smarrito la vena e continua a scrivere. E sopra splendeva un cielostellato, il suo penultimo lavoro, è frutto dei suoi studi di filosofia etica,
in omaggio a Kant: «Morale e cielo stellato, i due elementi che oggi abbiamo
perso. Mancano fiducia nella scienza e la morale intesa come applicazione di
ciò che è giusto; diversamente, non ci berremmo tutte le fandonie che appaiono
su internet e i social. Esempio, ne è il negazionismo in tempi di pandemia. La
gente si è comportata bene durante la prima ondata, per paura; è bastato
allentare le misure in estate, e si è visto cosa è successo».
Per il futuro non
è ottimista: «Vorrei esserlo, ma faccio fatica. La casa brucia e non facciamo
nulla. Prendiamo la questione ambientale; dovremmo ormai capire che così non si
può andare avanti e che qualcosa va fatto per invertire la rotta e dare un
futuro alle nuove generazioni. Una rivoluzione culturale parte da piccoli
passi. Questo non significa tornare alle carrozze, ma trovare una strada meno
consumistica, questo sì. Abbiamo tutto, e le nostre comodità stanno uccidendo
il pianeta. Detto ciò, questo sistema socioeconomico è arrivato al capolinea».
Claudia, che con Dario Giansanti sta lavorando al prossimo
romanzo, ha un obiettivo davanti. «Una fiera dell’editoria indipendente a
Verona, città senza una vera e propria rappresentanza editoriale. Io ci credo
molto. Speriamo possa partire già la prossima estate».
A giugno, sotto «un
cielo stellato», con la benedizione di Kant.
Lorenzo Fabiano – Corriere di Verona
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