domenica 20 dicembre 2020

"C'era una volta o forse non c'era...", la recensione del Giornale di Vicenza

 


14 fiabe tra donne e sciamanesimo

Le fiabe ungheresi. Un patrimonio di cultura e colore

Scritte da Benedek ora tradotte dalla misquilese Elisa Zanchetta



In foto: Elisa Zanchetta con l'inseparabile Mandy 
e il volume C'era una volta o forse non c'era...

Numeri che si ripetono, creature fantastiche, mondi strabilianti in cielo e nel sottosuolo. Un porcaro che su consiglio di un maialino chiede al re sette paia di calzari e sette abiti per arrampicarsi, in sette giorni, sull’albero che tocca il cielo e salvare la principessa rapita e trasportata lassù da un vento vorticoso.

Un castello di diamante, con settemila finestre e settemila gradini, che ruota sopra una zampa di gallo ed è abitato da un mostro serpentino a nove teste, dotato di parola e di un'intelligenza malvagia, che concupisce la giovane.

Sono solo alcuni degli affascinanti elementi cosmologici presenti in C'era una volta o forse non c'era..., raccolta di favole ungheresi curata e tradotta per la prima volta in Italia da Elisa Zanchetta di Mussolente, per la casa editrice Vocifuoriscena.

Il titolo replica l'insolito e caratteristico incipit della tradizione favolistica magiara: una formula che chiarisce come il il lettore venga catapultato in una realtà altra, un mondo in cui tutto e il contrario di tutto sembrano possibili e i confini tra fiaba e mitologia si confondono.

Proprio la curiosità per il mito ungherese, o meglio, per l'assenza di una mitologia racchiusa in un testo unitario, è alla base del lavoro della curatrice.

«Dopo essermi appassionata, da autodidatta, al finlandese e alla mitologia finnica, all'università decisi di studiare l'ungherese e di ricostruire la mitologia di quel popolo nomade di origine caucasica che si stabilì nella valle del Danubio alla fine del IX secolo», racconta Zanchetta. «Per riuscirci, oltre agli articoli pubblicati dagli studiosi, lessi anche l'opera di Benedek Elek, scrittore e giornalista che tra il 1894 e il 1896 raccolse il patrimonio fiabesco del suo Paese».

Per orientarsi nella ricerca, Elisa si era creata un glossario, ora trapiantato come parte integrante nella raccolta, e aveva raggruppato le fiabe in tre grandi filoni: sciamanesimo, figure femminili e albero cosmico. Suddivisione poi conservata nelle quattordici storie del libro, tutte con testo originale a fronte, chiuse da un "testamento morale" di Benedek, vero pedagogo per i lettori di ogni epoca.

Con il patrimonio di mille anni di fiabe, leggende e storie religiose, raccolte confrontandosi con studiosi e andando di villaggio in villaggio, Benedek racconta di un popolo in possesso di un'immaginazione coraggiosa, dotato di un linguaggio rispettoso del pudore e della morale e capace di fare di ogni favola un'opera letteraria. Un patrimonio unico che può essere letto dagli adulti e raccontato ai più piccoli.

 

Federica Augusta Rossi - Il Giornale di Vicenza

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