domenica 27 giugno 2021

Tina Caramanico e il suo "prete nuovo"


Partiamo con la domanda più difficile: chi è Tina Caramanico?

Una persona curiosa e abbastanza complicata, che non è mai tutta nello stesso posto o dalla stessa parte.

Cosa significa per te scrivere?

Scrivere è forse la cosa che so fare meglio, ma anche quella che gestisco peggio: fosse per me sarei una perfezionista, una che vive solo per la scrittura, e invece devo venire a patti con la realtà, col tempo e lo spazio limitati che la vita mi concede per una cosa come questa, a cui si fatica a trovare una funzione e a dare un valore definito. Per molti è una velleità inutile, una perdita di tempo, e in un certo senso forse è vero. Resta il fatto che raccontare (o farsi raccontare) storie è l’unico modo per dare un senso a quello che ci accade nel mondo, una di quelle due tre cose che ci rendono umani.


Ti è mai capitato di vivere la sindrome della pagina bianca?

Non mi è mai capitato di stare ore a fissare una pagina bianca senza sapere cosa scriverci. A volte le mie pagine però restano bianche, magari per mesi, perché non ho il tempo (o lo spazio mentale) per dare forma concreta ai progetti e alle idee.

Come è nata l’idea di Il prete nuovo

Come mi succede spesso, sono arrivati per primi i personaggi principali: una nonna e una nipote, curiose e insofferenti alle ipocrisie di un piccolo paese italiano nei primi anni ’60. E poi l’elemento misterioso e “magico” che innesca la storia, il prete nuovo appunto, che arriva all’improvviso e fa emergere segreti e verità scomode. Alcuni elementi dell’ambientazione derivano dai miei ricordi d’infanzia, da vecchi film, dai racconti di nonni e genitori. I personaggi arrivano chissà da dove, è sempre difficile tracciare le strade dell’immaginario.

Quale dei tuoi personaggi vorresti essere e perché?

Ne Il prete nuovo c’è qualcosa di me sia nella nipote affamata di verità, che va scoprendo i misteri della vita e della psicologia degli adulti, sia nell’ironia e a volte nel cinismo della nonna, che quei misteri e quella psicologia ormai conosce fin troppo bene. 

Che cosa vuol dire, secondo te, avere successo come scrittore?

Avere un discreto numero di lettori. E avere lettori che, dopo aver letto le tue storie o le tue poesie, se le ricordano e vedono il mondo un po’ diversamente, un po’ con i tuoi occhi.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Avere il tempo e l’energia per realizzare tutti i progetti e scrivere tutte le storie che ancora mi girano per la testa. Sono tanti.


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