domenica 18 ottobre 2020

Icaria


Lo scrittore di romanzi, si sa, vola alto. Si potrebbe paragonare a Icaro, il che, specialmente in relazione all’esito della celebre bravata di costui, non depone propriamente a favore di chi si lanci in imprese troppo ardite. Il rischio di lasciarci le penne, alla lettera, è molto alto. A impallinare l’autore di romanzi (per non dire di racconti, di poesie…) è quasi sempre il selezionatore. Figura temutissima, sorta di Caronte. Sono pochissimi coloro che sopravvivono al suo vaglio. A quasi tutti gli scrittori, all’inizio della loro attività, sarà arrivata la lettera, in genere succinta, in cui con formule cortesi si annuncia che, nonostante gli indubbi pregi, ma a causa degli irrimediabili difetti, il manoscritto è stato rifiutato. Non sono pochi i grandi autori che, prima di essere riconosciuti tali, hanno subito questo affronto.

Bene. La vicenda che mi è capitata recentemente è andata in modo molto diverso.
Da qualche tempo affianco Claudia Maschio nella direzione di “Ciottoli”, la collana di narrativa di Vocifuoriscena, soprattutto nella scelta delle opere da pubblicare. Compito gravoso, simile per molti versi all’andar per funghi. 
Come per i funghi, infatti, serve levarsi all’alba e sfacchinarsi una scarpinata micidiale, arrampicandosi sui pendii per sentieri a volte quasi invisibili o addirittura aggrappandosi alle radici degli alberi. Se si è fortunati, e se da lì non è già transitata la torma dei vostri concorrenti, anche loro sguinzagliati per il bosco da prima del sorgere del sole, arrivati sui posti “buoni” potrete avere la vostra soddisfazione e portarvi a casa qualche buon porcino. 
Così va il mondo dei cercafunghi. 
E così vanno le cose per i lettori di manoscritti. La prima selezione va via veloce: basta una rapida scorsa per orientarsi. Se proprio non funziona, il manoscritto viene messo da parte rapidamente. Inutile fingere: ne arrivano così tanti che, per non restare bloccati, è inevitabile affidarsi in prima istanza all’intuito. Con qualche benevolenza nei confronti del selezionatore, si potrebbe pensare a una sorta di fiuto: anche il cercafunghi esperto sa cogliere nell’aria umida del mattino l’aroma inconfondibile del porcino. In questo caso, si ferma e si guarda in giro, perlustrando con accuratezza ogni anfratto. In caso contrario, passa ad altro. Così per i manoscritti. 
Quelli che passano la prima cernita (che viene effettuata da Claudia), finiscono nella cartella “da_leggere” del PC. La lista mi arriva in genere nel cuore della notte (Claudia, al contrario del sottoscritto, non si alza all’alba: lei all’alba se mai va a dormire…). Si procede in ordine di arrivo, in modo da non far torto a nessuno, e dopo aver chiarito i tempi di valutazione – che variano a seconda delle opere in coda – e chiesto agli autori di avvisarci nel caso prendessero accordi con un’altra casa editrice. 
Ottenuta la loro assicurazione, si passa alla lettura. Se va bene, due, tre settimane di levatacce. A volte meno, a volte di più. Non lo nego, devo anche fare i conti con la mia pigrizia (non sempre scatto puntuale al suono della sveglia) e con le mille incombenze domestiche: pare impossibile, ma con l’arrivo della pensione si sono moltiplicate… Ogni manoscritto, poi, fa storia a sé, e tra il capolavoro intoccabile e il romanzo che zoppica irrimediabilmente c’è un’amplissima “zona grigia” che comprende testi che per vari motivi non possono essere pubblicati così come sono e che pure meriterebbero di esserlo (con tutta una serie di interventi di cui parlerò prossimamente…).

Ma veniamo al dunque. Qualche tempo fa mi è capitato di leggere un testo piuttosto pregevole. L’autore, chiamiamolo Icaro. Struttura originale: vari episodi di intonazione surreale, indipendenti ma annodati insieme da un filo comune, con personaggi che sembrano smarrirsi per poi ricomparire poco oltre, in un nuovo contesto. Anche il resto era convincente: buone descrizioni, ritmi incalzanti il giusto e senza cadute, linguaggio pulito e appropriato, con qualche guizzo di originalità. Insomma, da pubblicare. Nella scala di colori della nostra griglia, decisamente sul “grigio chiaro”.
Mi confronto con Claudia. Anche da lei parere decisamente positivo (ma già l’aveva scorso al suo arrivo e se n’era fatta un’idea). Anzi, come mi aspettavo, vista la sua inclinazione al surreale, mi chiede di curare personalmente l’editing, con tutto quello che segue: ritocchi, aggiustamenti, controlli e ricontrolli incrociati (i refusi!). Favore che le concedo senza rimostranze. Ne uscirà, siamo sicuri, un buon libro.
A questo punto, resta da contattare l’autore e prendere i necessari accordi. A stretto giro, trovo sul cellulare un WhatsApp di Claudia: “Non ci crederai, vai a questo link…”. Vado e trovo il nostro manoscritto. Copertinato e in vendita su Amazon. Da non crederci, in effetti: in venti giorni, dalla nostra email di preavviso, Icaro è riuscito nell’impresa di trovare un altro editore, passare il vaglio della lettura, revisionare il testo, scegliere la copertina e pubblicare, con ISBN e tutto. 
Complimenti! Tornando alla metafora del cercafunghi: trovato il posto buono, ma mentre si faceva sosta a dissetarsi dalla borraccia, qualcuno è passato e ha spazzolato il raccolto. Buon per lui.

E buon per Icaro. Buon viaggio…


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